Eccomi rientrato a casa. Questa volta, non vi scrivo da un computer di un internet caffè di qualche paesino immerso nella cordigliera delle Ande, o sperduto tra le vaste spiagge cilene, che spaziano e riempiono tutto il campo visivo circostante. Bensì dal mio paesino Valsesiano, nel quale sono ormai da due settimane. Faccio ancora molta fatica a riabituarmi all’idea che sia tutto finito, o meglio messo in pausa, e che debba ormai ritornare difficilmente alla mia routine quotidiana dopo aver vissuto un avventura cosi meravigliosa e intensa. Un esperienza che mi ha cambiato nel profondo. Un viaggio che è stato allo stesso tempo geografico ed interiore. Un vissuto che mi ha arricchito e scaldato il cuore.
In questo articolo, vorrei cercare, per quanto sia possibile, di riassumere le mie peripezie vissute nell’arco dei due mesi passati in terre cilene, raccontarvi la trasformazione e la creazione del mio personaggio vagante e nomade, e cercare di tramandarvi un pizzico dell’atmosfera e dell’energia che si può sentire sulla pelle viaggiando in quella meravigliosa parte di mondo.
1)Un pò di numeri:
Grazie alla buona abitudine finalmente interiorizzata di annotare su un carnet qualche informazione ogni sera, posso in buona fede comunicarvi di aver percorso all’incirca 4000km in poco meno di due mesi. Ho cambiato 2 macchine, passando dalla mia stanca ma meravigliosa Fiat Tempra ad una mostruosa macchina da guerra chiamata Nissan Pick-up, che mi ha permesso di sfrecciare agilmente su tutte le strade sterrate e raggiungere qualsiasi fiume avessi la voglia di remare. Ho dormito una 15ina di volte in un letto, altrettante sbattuto su un divano a casa di sconosciuti presto trasformati in amici, e il resto del tempo in macchina, tenda, per terra a guardare le stelle o sulla spiaggia di un fiume. Ho disceso 20 percorsi su 12 fiumi diversi, passando 47 giorni con il sedere dentro una canoa, che sia stata da fiume, da gioco o da surf. Conosciuto all’incirca un centinaio di persone diverse, remato con una cinquantina, trovato 4 o 5 persone che posso, con il cuore in mano, chiamare fratelli. Ho piazzato la bellezza di 17 canoe in giro per il Cile, tra chi le ha prese o chi ha scelto di prenderle. Mi sono introdotto nel mercato delle barche cileno con facilità e professionalità, riuscendo soprattutto a creare una visione positiva, dinamica e simpatica del brand che mi ha sponsorizzato questa avventura. Soprattutto, ho goduto e vissuto tutti i 61 giorni di viaggio, ricevendo ogni mattina una dose inspiegabile di energia pura che mi accompagnava fino alle ore del crepuscolo, passato la maggior parte delle volte in ottima compagnia, brindando alla vita.
2)Il mio personaggio:
Sarò totalmente sincero con voi. Quello che ha reso questo viaggio davvero unico e irripetibile fu la scelta premeditata di giocare il più possibile durante la mia permanenza in Cile. Giocare a tantissimi giochi diversi. Il primo e il più divertente di tutti fu senza dubbio quello di creare un personaggio da viaggio che fosse il più similare possibile alla rappresentazione mentale di un modello che avevo in testa già da un pò: un italiano capellone e spettinato che viaggia da solo con 3 canoe al seguito, sponsorizzato e completamente innamorato della vita, che parla abbastanza lingue da farsi capire in ogni occasione, noncurante dei possibili rischi o pericoli che possono trascendere da una simile avventura, che sceglie la direzione e il colore da far prendere al viaggio la mattina al risveglio, evitando qualsiasi forma di organizzazione pianificata, che decide di lasciarsi totalmente andare e farsi guidare dal caso, dall’istinto, da delle antenne impostate per trasmettere e ricevere solo il meglio delle vibrazioni, e dalla folle successione degli eventi che spesso capita a chi non ha davvero nulla da perdere. Tutto questo con un sacco di obbiettivi da raggiungere, pochi soldi in tasca e un irrefrenabile ottimismo ed entusiasmo scaturito dal fatto di essere dall’altro capo del mondo senza conoscere nessuno, e senza che nessuno ti conosca. Non mi sono mai divertito tanto ragazzi!
E questo ricettario di personalità ha creato un soggetto molto particolare che riusciva a guadagnarsi facilmente la fiducia e l’amicizia di tante persone conosciute lungo il proprio cammino, creando relazioni intense, interessanti ed arricchenti, facilitate dalla consapevolezza dell’ esigua temporalità della mia permanenza. Mi sono cucito questo ruolo sulla pelle, inventandomi ogni giorno nuove sfide da vincere, obbiettivi da raggiungere, cercando di vedere il mondo che mi circondava con gli occhi di un bambino, privi di giudizi o paure, solo con la voglia di interagire con il mondo, che sembrava tanto vicino e caloroso da poterlo cingere in un solo abbraccio.
3)Il viaggio è libertà:
Più della canoa, più dell’adrenalina, dell’amore per la natura, è la libertà che scaturisce dal viaggio la vera sostanza che accende la mia linfa vitale più assoluta e profonda. Era da ormai quattro anni, data alla quale associo il mio rientro in Italia, che sentivo il bisogno di vivere un avventura che mi facesse ritrovare me stesso. Vagare con lo sguardo e perdersi in un mare di pensieri. Percorrere chilometri di strada e di riflessioni. Prendersi semplicemente il tempo per capire chi sei. Cosa vuoi. Cosa cerchi. Reindirizzare il cammino della propria vita verso la direzione che hai consapevolmente scelto di scegliere. Reinventarsi. Vivere.
Il Cile è un paese che ti aiuta genuinamente a seguire questa filosofia, che mette a tua disposizione gli scenari più belli, i fiumi più divertenti, le strade più particolari, le persone più aperte. Scegliendo di viaggiare con il solo aiuto di bussola e cartina, e di conseguenza perdendo periodicamente il cammino e finendo in posti assolutamente a caso, sono comunque riuscito a mantenere un filo conduttore; che mi ha fatto incontrare le persone più belle; che mi ha regalato i tramonti più colorati; che mi ha fatto battere forte il cuore. Che mi ha permesso di finire fino in Patagonia.
La Patagonia ragazzi. L’unico modo per capirla è vederla. Incredibile. Vi racconto solo questa storiella prima di chiudere: imbarco alle 9 di mattina, quattro ragazzi gasati come non mai che si apprestano a scendere sulle impetuose acque del Rio Futaleufù, uno tra i più belli e scenici e famosi e grossi fiumi del Cile. Sette ore in acqua. Molte delle quali a remare sull’acqua piatta e liscia che scorre tra le montagne più imponenti e sacre che abbia avuto la fortuna di vedere. Un vero e propio viaggio nel viaggio, uno scivolamento che segue l’acqua e che arriva nella profonda cavità della tua anima. Un viaggio mistico, che si è concluso nel più spirituale dei modi. Dopo aver affrontato tutte le rapide con successo ed arrivare finalmente alla spiaggetta dello sbarco, si alzano in celo due Condor, animale sacro Mapuche e molto raro da avvistare. Volteando in cerchio e prendendo lentamente quota, si sono lasciati ammirare nella loro maestosità per parecchi minuti prima di scomparire tra le vette patagoniche. E mentre i due animali volavano in celo, lì, nel bel mezzo di quel meraviglioso nulla, l’ho trovata. La grande morale: non avere paura di sognare. Non smettere di sognare. Tutto è alla portata della tua mano, e se ci credi veramente, la corrente degli eventi ti sorreggerà e trasporterà e aiuterà e fluirà con te. Mantieni quella naturale e primordiale voglia di crederci. E vivili.
Vorrei riportare qui una poesia scritta su cartaigenica da un “viaggiatore ignoto” e attaccata sullo specchio di una vecchia casa dove ho passato una notte in Patagonia. Mi sembra il migliore dei modi per chiudere questo capitolo della mia vita:
“Life is whispering in your ear,
Every single moment of every day,
You are just where you need to be.
You are just who you need to be.
You signed up for the most crazy and incredible of adventure,
Life.
Trust The curriculum”
Exo Kayak – Jacques Gilardone