L’inizio
Cercare di tirare le somme alla fine della mia prima settimana nell’emisfero Sud è un compito assai arduo. Nonostante non abbia ancora infilato la mia pagaia nelle turbolenti acque Cilene, motivo per il quale lasciai la mia bella casetta sulle Alpi felice come una pasqua, me ne sono capitate davvero di tutti i colori. Vorrei quindi, se avete qualche minuto da dedicarmi, raccontarvi settimanalmente quello che sto vivendo, conoscendo, imparando, cercando di trasmettervi un pochino della mia felicità e qualche informazione su quello che a tutti gli effetti è già diventato il mio paese preferito al mondo.
Prima di tutto, perché sono in Cile? Ovviamente per placare la mia dipendenza da viaggio e la mia ricerca di avventura. Senza dubbio per scendere sui fiumi che da anni infestano i miei sogni più belli. Ma anche e soprattutto per conoscere nuove persone, per aprire contatti lavorativi e commerciali per Exo e riuscire a capire se posso essere di qualche utilità nel riuscire a penetrare il mercato cileno dell’alto corso. Tutto ciò però, vorrei riuscire a realizzarlo a modo mio: senza creare piani, seguendo il mio istinto e valutando giorno per giorno il da farsi, restando sveglio, attivo e con le antenne ben aperte per entrare in connessione il più possibile con questo posto magico. Dimostrando allo stesso tempo a me stesso e a coloro che ancora ne dubitano che il mondo è cambiato, e che per avvicinarsi alla sua essenza, per sentirsi un tutt’uno con esso, bisogna cercare e seguire l’onda del momento vivendo giorno per giorno la vita come se fosse la più grande delle avventure. Già solo avere l’opportunità di provarci è un dono e non ringrazierò mai abbastanza tutti coloro che mi aiutano e coloro che credono in me per l’opportunità che mi stanno dando.
Sull’onda di questa apparente pace interiore auto-inculcatami e un bel pò di spregiudicatezza, arrivai bello tranquillo e palliduccio all’aeroporto di Santiago carico come un mulo, con kayak, pagaia, due borse di attrezzature e uno zainetto con mutande calze magliette appallottolate sapientemente da mia sorella qualche ora prima. Dovevo aspettare da qualche parte in aeroporto il mio contatto, Stefano, che mi avrebbe aiutato a muovere i primi passi in terra Cilena. Non avendo idea di quando potesse arrivare, mi misi in mezzo alla hall centrale con la canoa alzata, suscitando subito parecchio interesse. Mi resi conto subito di essere approdato in un paese nuovo e meraviglioso: non avete idea di quanta gente mi abbia proposto aiuto, ospitalità, cortesia, amicizia. Seguendo il vecchio consiglio di mia mamma di non accettare caramelle dagli sconosciuti, mi limitai a ringraziare gentilmente tutti i miei benefattori ed a segnare minuziosamente contatti e indirizzi che ben presto riempirono 2 o 3 pagine del mio diario immacolato. Finalmente, dopo qualche ora, arrivò Stefano e cominciò una serie di peripezie che vale la pena raccontarvi. In Cile, se sei cortese, simpatico, gentile e determinato, puoi ottenere pressapoco tutto quello che vuoi. Ci aprimmo la strada dall’aeroporto a Vina del Mar, pressapoco 150km sulla costa da Santiago, a suon di sorrisoni. Caricammo la canoa su 3 autobus e sul tetto di una macchina (con coperta a mò di portapacchi) con una semplicità disarmante, arrivando a casa di un caro amico di Stefano, Santiago, che ci accolse insieme alla sua famiglia in tal grandezza da far passare Cicerone un vero principiante. Ti rendi conto di essere in un posto speciale quando sei lontano da casa ma ti sembra di esserci appena arrivato.
La gentile famigliola Cilena si propone di ospitarci e darci un letto di appoggio fino a quando non saremmo riusciti a trovare un auto adatta ai miei spostamenti verso sud. Sino a quel momento, la gentilezza e il modo di accettarmi come un nuovo membro della loro famiglia mi ha letteralmente scaldato il cuore.
Nonostante ciò decisi comunque di spostarmi qualche sera in un ostello a Vina del Mar per non approfittare troppo della loro amicizia. Nome dell’ostello: Columbia. Esperienza vissuta: Incredibile. Appena fatto il check-in, lasciai lo zaino su una cuccetta verso le sette di sera e andai a bere una birra sulla balconata comune. Incontrai 4 o 5 ragazzi e cominciò la serata. Quando rifeci caso all’ora erano le 11 e il balcone era stracolmo di gente, soprattutto locali che avevano semplicemente scelto l’ostello per iniziare la loro festa. Devo ammettervi che i miei ricordi della serata diventano molto vaghi dalla mezzanotte in avanti ma sono quasi sicuro di essere andato a ballare il reggeaton e altra musica sudamericana in una piccola discoteca sul mare. Di come sono riuscito a tornare in ostello a fine serata, solo e non sapendo da che parte fossi girato, rimane un mistero. Non ho riportato segni o graffi di alcun tipo, quindi tutto ok.
Nel giorno seguente e per parecchi altri a seguire, ho stretto una bellissima amicizia con un gruppo di 5 ragazzi del posto, che mi hanno introdotto dal di dentro alla vera vita cilena, ospitandomi la notte e aiutandomi a trovare tutto quello di cui ho bisogno durante il giorno. Un gruppo di fratelli pronti ad aiutarmi in qualsiasi momento, in nome di una amicizia acerba ma fondata sullo stesso principio di valore della vita: imprevedibile ma meravigliosa.
A parte la qualità/quantità del divertimento e della festa Cilena, argomento poco appropriato in questo luogo, le mie giornate si dividano in tre attività principalmente. La prima è basata sulla ricerca di una macchina nei dintorni di Santiago (ricerca che si sta avverando molto più lunga, cara e ardua del previsto) insieme al grande e infermabile Stefano, che ringrazio di cuore per farmi da padre premuroso e da amico sincero.
La seconda è la scoperta delle meraviglie turistiche che mi circondano. Vorrei a questo punto soffermarmi un secondo sulla bellezza e particolarità di Valparaiso. Se per caso avete l’intenzione di viaggiare in Cile, Valpo deve essere assolutamente una delle vostre tappe. La città più colorata, cosmopolita, arroccata e vera che abbia visto negli ultimi anni.
La terza invece, (mi verebbe da dire “purtroppo” ma non vorrei prendere una valangata di insulti) lo sto dedicando a lavorare” in “spiaggia. Eh sì, mi tocca surfare con la bellissima Xw della Exo, la canoa surf pinnata con la quale sfreccio tra i locals e faccio promozione nelle scuole o ai noleggiatori sulla spiaggia. Vi prego di non odiarmi per questo. Sono persino riuscito a conoscere una delle leggende locali del surf (immancabilmente rasta), che mi ha fatto da cicerone nella comunità (bella grande) di surfisti del posto e che mi ha regalato una delle esperienze più belle ed intense della mia vita. Per i surfisti, mostrare il proprio spot segreto è un atto di grande rispetto e fiducia: il suo spot farebbe impallidire le foto sulle riviste di viaggio che ci fanno tanto sbavare a casa. Spiaggia nascota/palmata/di difficile accesso. Onde perfette, luuuunghe, alte fino a 3 metri, e cristalline. Località di riproduzione di foche e leoni marini che – letteralmente – giocavano a surfare le stesse nostre onde (la prima volta che mi è sbucata affianco la facia paffuta e baffuta di una foca, ho preso un tale spavento che ho dato l’accelerazione più incredibile della mia vita ad una canoa). Cheddire, una di quelle giornate che ti ritorneranno in mente fino a quando resterai in vita.
Continuerò con questo duro tenore di vita improvvisante per un paio di mesi. Ora la priorità è la macchina con la quale inizierò definitivamente il mio viaggio alla ricerca dell’acqua bianca.
Vi lascio dunque per un poco, ringraziandovi per il tempo concessomi e augurandovi di non aver paura di rincorrere i vostri sogni. Sono molto più reali di quanto possiate immaginare.
Jacques Gilardone