Ancora una volta, quando appare la pagina bianca davanti a me, la cosa più difficile è cercare di ordinare il più possibile la miriade di notizie che voglio trasmettervi. Il periodo che sto vivendo, strettamente legato a quello della marca, è in continua e perpetua evoluzione, e la vita cosi intensa che le ore di sonno sono inversamente proporzionali a quelle di crescita.
Partiamo dal viaggio. Casarza – Exo Kayak – Voss. Intenso, lunghissimo, sfiancante. Tre giorni, con in media 10 ore passate al volante, di fila lungo 2500 interminabili km. Arrivo a Voss che faccio fatica a ricordarmi il mio nome. Non mi prolungo sulla perquisizione (andata benissimo) delle forze doganali Norvegesi alle quali sono riuscito a far passare sotto il naso una quantità di Boof Beer e bottiglie di Santero da dissetare un intero esercito.
Quando finalmente arrivo a destinazione, vengo accolto amichevolmente da Julian, conosciuto quest’inverno in una spiaggia Cilena mentre si surfava, e attualmente capo della sezione Press and Media Coverage dell’Ekstremsport Veko. Mi spiega che la mattina seguente si sarebbe cominciato un intenso e breve corso di comunicazione e marketing per preparare il Press Team, 10 ragazzi scelti da lui, al meglio per coprire in modo professionale l’evento. Il mio compito era quello da fare da corrispondente per nientepopodimenoche Kayak Session Magazine, l’unica rivista che sono sicuro di comprare fino alla morte. Un bell’onore.

Quando finalmente comincia il festival, sono talmente eccitato e carico da dimenticare tutta la fatica accumulata fin li, e mi butto a capofitto per cercare di trovare storie da raccontare per il magazine, far testare le meravigliose T-Rex che mi porto sul tetto della mia scintillante casa, prepararmi per le gare e gareggiare, fare un casino della madonna con amici da tutto il mondo, bere e fare festa tutte le sere nel tendone principale del festival. Ebbene si, a fine festival ho avuto una 24 ore di febbre a 40. Meritatissima. Ma lo rifarei mille volte.
In riassunto è andato tutto alla grande, il lavoro da giornalista improvvisato è stato molto apprezzato e spero in una più stabile collaborazione. I contatti ottenuti sia per me, che per Exo preziosi. E ormai sono considerato un vero professionista dal pubblico internazionale per quanto riguarda il fare festa. Come dicevo, tutto alla grande.
Finito il festival torno a far finalmente parte di uno dei gruppi più belli e affiatati che ci siano, con Francesi, Svizzeri e Cechi. Partiamo come l’anno scorso all’avventura macinando fiumi e chilometri ma la sfida che ci si propone davanti è da Guinness dei Primati: aiutare Eric Deguil a battere il record di metri di dislivello in canoa in 24 ore. Ora, vi assicuro che avevo completamente sottovalutato la prova finche non ci sono finito dentro. E stata una delle esperienze più intense e belle della mia vita, che mi porterò dentro per sempre. Il fiume, la Skjorli, è senza dubbio il più continuo e pendente che abbia mai fatto in vita mia. 10 km di 4°/5° con forse, dico forse, 2 morte. Imbarazzante. Impegnativissimo. Meraviglioso. Eravamo in 6 a dargli una mano a compiere l’impresa. A rotazione guidavamo l’Exo Kayak Van per la stradina impervia che portava all’imbarco, cucinavamo qualcosa, facevamo riprese e fotografie, e sempre uno o due in acqua con lui. Ebbene Eric è riuscito a polverizzare il record precedente alzando la barriera a 4700 e passa metri di dislivello. Con la T-Rex tra l’altro. 12 giri sulla Skjorli. Io l’ho accompagnato per 4, e vi giuro che nonostante siano passate 30 ore non mi sento ancora la schiena e le braccia. Sono davvero in ammirazione per l’impresa che Eric è riuscito a compiere, e ad ogni sbarco, mentre lo guardavo negli occhi, potevo vedere quella fiamma di determinazione che solo i più grandi campioni fanno ardere dentro di loro.
Ora sono in aeroporto mentre aspetto i miei tre nuovi compagni di viaggio dell’Exo Team, Dani, Kathi e Greg, con i quali mi preparo a vivere la prossima meravigliosa avventura: Esplorazione verso nord